Ripercorriamo alcuni passi della storia di
Fabio Testa, Musicologo, Giornalista musicale e Autore RAI, figlio di
Alberto Testa, tra i più celebri autori televisivi e paroliere di molte canzoni italiane di successo come
“Quando, Quando, Quando”,
“Innamorati a Milano” e
“Grande, Grande, Grande”.
La storia di un percorso musicale e artistico di un adolescente e poi di un giovane uomo, cresciuto a stretto contatto con il mondo della televisione e della radiofonia, emigrato negli Stati Uniti inseguendo il sogno di diventare giornalista rock.
“In realtà da bambino non ero immerso nel mondo della musica più di quanto lo fosse qualsiasi altro bambino del tempo. Sia io che mio fratello seguivamo la musica italiana soprattutto attraverso gli spettacoli televisivi e attraverso la radio. In particolare ricordo Hit Parade, programma condotto da Lelio Luttazzi del quale non perdevo una puntata”, commenta Fabio Testa ai microfoni di Radio Wellness.
Tra i ricordi dell’infanzia legati alla musica, sicuramente i successi del padre, specialmente durante la vittoria del
Festival di Sanremo del ’67 con il brano
“Non pensare a me”, interpretato da
Claudio Villa e Iva Zanicchi e il successo di
“Grande, Grande, Grande”, scritto con
Tony Renis e cantato da
Mina, in vetta alle classifiche di Hit Parade.
Il ricordo tra i dischi del passato dei 45 giri con i successi dei
Beatles e un disco in particolare di un live dei
Rolling Stones “Get Yer Ya Ya’s Out”, ma l’imprinting per il rock, come lo definisce Testa, arriva casualmente scoprendo in libreria un disco dei
Ten Years After che conteneva uno dei loro brani simbolo
“I’m Going Home”.
L’estate del ’74 passata a Londra con un Fabio Testa allora 15enne, consolida la passione per la musica rock.
“Fortunatamente la scuola in Italia iniziava ancora il primo ottobre quindi ebbi l’opportunità di andare al concerto di addio di Crosby, Stills, Nash & Young, il 14 settembre a Wembley. Quello fu lo spartiacque che mi fece pensare un futuro negli Stati Uniti”.
Tornato a Milano, la città inizia a diventargli stretta, il sogno è la California. Appresa casualmente la possibilità di un anno di studio all’estero, parte per l’America, precisamente a Santa Rosa, vicino San Francisco.
“A quel tempo ascoltai cose che in Italia non credo siano arrivate più di tanto. Mi ricordo Bob Seger in classifica con un bellissimo LP che si chiamava Night Moves. Tra i gruppi californiani i Doobie Brothers, Steve Miller, gli Eagles con Hotel California.”
È in America che matura l’idea definitiva di diventare giornalista rock. Terminato l’anno di studio, la decisione di abbandonare le lingue classiche e quindi gli studi in Italia, proseguendo gli studi in America in uno Junior College, per iniziare a studiare giornalismo e musica. Durante la sua lunga permanenza negli USA ha alternato la frequentazione di gruppi emergenti rock e pop come i
Guns N’ Roses e
Red Hot Chili Peppers, allo studio di grandi autori della musica colta. Questo duplice interesse è sfociato lentamente in un amore per la musica classica.
“L’insegnante di pianoforte tra i vari autori ci faceva suonare spesso il Mikrokosmos di Bartók, che aveva delle affinità, con i suoi poliritmi e politonalità, con la musica progressive e il jazz, rock, fusion e quindi questo è stato il mio primo ponte verso la musica classica”.
Amore per la musica classica che insieme all’amore per il rock ha sviluppato in lui la propensione a fondere i generi musicali in qualità di giornalista e autore televisivo e radiofonico. Dall’attività giornalistica per riviste rock italiane, tra cui
Ciao 2001 e per testate americane, è passato alle interviste per
AMADEUS e Music & Arts, dedicate a grandi esecutori della musica classica (Solti, Giulini, Pogorelich, Mullova).
Come giornalista negli USA ha inoltre partecipato 3 volte alla cerimonia degli
Oscar e dei
Grammy Awards.
In Italia per la
Rai ha lavorato come
autore con Michele Guardì per
“Mattina due” e
“La Banda dello Zecchino”, vincendo lo
Zecchino D’Oro del 1998 con il brano
“La Terraluna”.

Redazione
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